Menu principale:
(a cura di Daniele Tommaso Mellace e Anna Maria Colabraro, marzo 2007)
INDICE
Presentazione di Piero Martelli
Capitolo I
Agricoltura ieri e oggi (di D.T. Mellace)
Olivadi, note geografiche e storiche
L'agricoltura nei secoli
Edilizia rurale
Antichi opifici
Realtà agricola d'oggi
Tradizione e attualità
Canto dei mietitori
Capitolo II
Religione, credenze e consuetudini (di A.M.C. Colabraro)
Premessa
Racconti popolari sui briganti
Religiosità e fantasmi popolari
Preghiere tradizionali e dialettali
Territorio e religiosità: le icone votive (di D.T. Mellace)
Ruralità e religione: tradizioni orali (di D.T. Mellace)
Consuetudini tradizionali (di D.T. Mellace)
Capitolo III
Tra gioco e saggezza
Giochi tradizionali (di A.M.C. Colabraro)
Proverbi (di D.T. Mellace)
Tre novelle (di D.T. Mellace)
Capitolo IV
Tradizione e gastronomia (di A.M.C. Colabraro)
Piatti tipici
Dolci popolari
Appendici
"Cuntandu cuntandu": scene, riflessioni e un po' di nostalgia raccontate nel nostro dialetto (di Peppe papatola)
Immagini della tradizione: antichi attrezzi di uso casalingo
Con Olivadi nel cuore.
Ma Daniele Tommaso Mellace e Anna Maria C. Colabraro non sono nostalgici temporis acti e neanche retoricamente sognano il ritorno alla civiltà contadina. Gli autori, a nostro avviso, vogliono rendere omaggio alle tante generazioni che su questo posto vissero creando economia e cultura.
Il territorio diventa un campo di ricerca per riportare alla memoria di questo patrimonio che altrimenti rischia di essere cancellato dalla conoscenza delle nuove generazioni.
Il processo di identità degli Olivadesi allora obbliga a questo flash back nel tempo e con amore, ma soprattutto con grande intelligenza e sensibilità, gli autori riportano alla conoscenza ritmi di vita, attività lavorative, ma anche produzioni della vita e della cultura del quotidiano.
Il baco da seta, il lino, con il grano e la pastorizia sono state le risorse economiche principali. Ancora oggi sarebbero strategiche e risolutive per le richieste del mercato moderno e in concorrenza con la cina. Il paesaggio è segnato da maestosi gelsi che fino agli anni cinquanta hanno ingentilito la campagna. La pastorizia invece è stata conservata con strutture economicamente competitive e di qualità.
La vita quotidiana è anche arricchita dai momenti di felicità familiari come l'uccisione del maiale e dai canti per la mietitura: "meta cumpagnu e meta allegramente ca cu lu vinu si meta la ranu e cu l'acqua macina u mulinu"; il vino e l'acqua diventano due elementi parmenidei che danno vigore e forza al sostentamento di tutti.
E' riconosciuta a queste passate generazioni la conservazione del territorio e del patrimonio abitativo dal degrado, dall'abbandono e dalla fuga.
Tutto il territorio di Olivadi è plasmato da una religiosità che con le edicole sacre e con la produzione dei racconti orali dedicati alla Madonna mettono uomini e terra sotto la protezione del Divino.
La scrittura a quattro mani sembra così uno scavo archeologico per riproporre il lavoro di un popolo che, come in un coro, intona un inno al silenzioso vivere quotidiano.
Il libro di Mellace e Colabraro è una microstoria, ma non bisogna pensare ad una prospettiva di ricerca legata necessariamente alla piccolezza, vera o presunta, del paese.
Direi, piuttosto, che la microstoria è un progetto che gli autori legano alla generalizzazione. La sfida non consiste nell'occuparsi di cose minori, ma nell'adottare lo sguardo analitico che guardi le cose da vicino, per arrivare ad una visione più solida, più profonda dei nessi che tengono insieme la società meridionale e più specificatamente, la Calabria.
E' doveroso concludere con Goethe alla fine del suo viaggio in Italia: "Non vi è passato che si possa far risorgere, ma un eternamente nuovo che si forma con gli stessi elementi, ampliati. La giusta nostalgia è creare un presente nuovo e migliore per tutti.
Presentazione di Piero Martelli